Sulle tracce di Giorgio Bassani

Nel 2011 ho trascorso quattro mesi a Ferrara. Fu proprio nella sua città che incontrai nuovamente Bassani, dopo averlo letto intorno ai vent'anni. Lo ritrovai rileggendo i suoi libri, ripercorrendo i suoi luoghi, calpestando la strade che lui aveva attraversato.
Fu un incontro ravvicinato con lo scrittore, perso e immerso nelle sue storie ferraresi, invaghito con grande passione delle sue narrazioni suggestive che ancora oggi mi fanno battere il cuore.
Giorgio Bassani è nato a Bologna il 4 marzo 1916 da una famiglia ebraica di Ferrara, città dove ha trascorso l’infanzia e la giovinezza e dove ha ambientato le sue storie.
A venti anni dalla sua morte Bassani con le sue meravigliose vicende ferraresi resta uno dei più grandi scrittori italiani. Un autore fondamentale e imprescindibile.
«Con Bassani – scrive giustamente  Bàrberi Squarotti – siamo al centro della narrativa (non solo italiana) di questi anni: la problematica ideologica –strutturale dello scrittore ferrarese è costituita infatti dalla possibilità di esprimere una società, una visione generale dei problemi storici e sociali con strumenti liberi dai modelli ottocenteschi, del grande realismo borghese, utilizzando tutte le ricerche, le sperimentazioni, le esperienze novecentesche, da James a Proust, da Joyce a Kafka».
All'origine della narrativa di Bassani non c’è una ricerca di strutture e di prospettive nuove, ma uno scandalo, un trauma tragico (l’umiliazione razzista) che ha portato lo scrittore a una posizione di negazione radicale della società borghese.
Leggere la sua opera attraverso il fantasma di Ferrara per comprendere gli aspetti essenziali della sua personalità di scrittore e di uomo. La grandezza di Giorgio Bassani, scrittore fondamentale del Novecento, sta tutta nel rapporto intimo con la sua Ferrara, città che per lui soprattutto è stata complice e amica e suggeritrice preziosa di una visione del proprio tempo che ha saputo abbracciare il mondo oltre le mura.
Il rapporto dello scrittore con Ferrara nasconde numerose complicità. Tutto lo stato interiore del suo essere scrittore è racchiuso nei nomi dei suoi personaggi, nelle strade della sua città, nell'intera topografia di Ferrara che porta in sé l’incantesimo tra memoria e nostalgia. Paola Frandini, in un saggio dedicato allo scrittore ferrarese, scrive che Bassani è arrivato da poeta al dato di laboratorio.
Le vie della sua Ferrara sono vie animate. Non in senso di affollate e chiassose. Lo scrittore, al contrario, rende alla perfezione il silenzio che ne è ancora appannaggio. Animate, nel significato originario di gremite di anime. Bassani tasta i muri, ascolta le strade, vede e sente per trasmissione magica quello che nessuno vede e che lui stesso non immaginava avrebbe visto né sentito quando s’era allontanato da Ferrara, ripudiandola.
Quando nel 2011 camminavo senza una meta precisa per le strade di Ferrara, il pensiero e l’immaginazione erano rivolte allo scrittore che si specchia nella sua città e ci vede il mondo intero, quello reale, quello metafisico, e soprattutto quello in cui narrare l’invenzione della vita.
Gli occhiali d’oro, Dietro la porta, Il giardino dei Finzi- Contini e tutto il magistrale Romanzo di Ferrara con i suoi personaggi simbolo rappresentano l’affresco in cui la memoria e la storia si incontrano. Qui Giorgio Bassani è il testimone narrante delle vicende disumane e della decadenza del suo tempo. Lo scrittore nella sua Ferrara dà voce allo straziato rimprovero dell’uomo, vittima di un tempo feroce, contro una società e le sue convenzioni accomodanti che aprono la strada a un epilogo tragico.
Per comprendere tutta la poetica di Bassani non si può prescindere dal suo rapporto con Ferrara, la sua città.
Nella bandella di copertina dell’edizione definitiva del Romanzo di Ferrara (1980) si parla proprio di questo. «Guardata e indagata da ogni lato, la sua Ferrara costituisce il termine opposto di una vera e propria lotta con l’angelo, il segno dell’inesausta, disperata volontà di possesso della vita, o di recupero di essa, che è il segno di ogni operazione autenticamente poetica».
La fedeltà di Bassani a Ferrara è stata invasiva totale, senza distrazioni della mente né sconti del cuore.
Giorgio Bassani è uno dei nostri scrittori più importanti, da leggere e da rileggere, una pietra miliare della nostra letteratura, un gigante assoluto di scrittura, un testimone di parole e di vita sempre legato al tempo e alla sua memoria.
Un scrittore che ha dato un tocco personale all'arredo quotidiano della Storia.

Bassani e la sua importante vena poetica

Non si può dire di conoscere profondamente Bassani senza considerare la sua importante produzione poetica, ignorata ancora oggi dalla critica.
A parte il bellissimo ciclo del Romanzo di Ferrara, Bassani è stato un eccellente poeta. Della sua poesia si parla poco o niente. Non è facile recuperare in libreria le sue raccolte di versi. L’intero corpus poetico del grande scrittore ferrarese è stato raggruppato in un Meridiano Mondadori curato da Roberto Cotroneo, dove è possibile leggere ogni verso che lo scrittore ha composto.
La raccolta completa delle poesie di Bassani esce per la prima volta da Mondadori nel 1982, suddivisa in due sezioni: In rima e Senza, che comprende rispettivamente la produzione dal 1939 al 1951.
Epitaffio e In gran segreto sono le due raccolte importanti. Bassani è un poeta esistenziale che riversa nella parola il racconto del quotidiano, lasciandosi travolgere dall’attraversamento dei fatti, ma soprattutto dalle emozioni dell’accadere. «La poesia -  racconterà in un’intervista - si identifica via via con le cose e nelle persone di cui si parla».
Per Bassani la poesia si consuma con la vita stessa: «Per te, o poesia, così consumandomi vissi. / Così, vita, mia povera vita, mai t’ho vissuta».
Poesia come esperienza totale, nella quale «sui fogli aperti come abissi» specchiare la vita nelle sue infinite sfaccettature esistenziali, fino a raggiungere un intreccio etico tra ragione e sentimento per spiegare il senso e il non senso dell’esistenza.
«La non poesia è semplicemente questo: quando, dietro, non c’è nessun sentimento, nessuna forma di esso».
Bassani era un poeta vero che non rispondeva alle regole di nessun canone. Solo l’emozione lo travolge quando scrive in versi. Non amava i poeti che sapevano soltanto andare a capo, ma amava quelli che si confessavano attraverso la forma del sentimento. L’emozione prima di tutto, senza la quale tutto quello che circonda l’essere sarebbe mera cronaca insignificante.
«Mi sembra di averlo già detto, sia pure indirettamente. In ogni caso non posso non ribadire, ancora una volta, che la seconda parte di In rima e senza, quella cioè che raccoglie i due libri Epitaffio e In gran segreto, è stata dettata dal bisogno fondamentale di dire in versi tutto ciò che di me nel Romanzo di Ferrara, non avevo detto esplicitamente. Ci sono riuscito? Chi lo sa. Talora, comunque, penso che sì, forse ce l’ho fatta». Questo è Giorgio Bassani, il poeta che si esprime attraverso le cose per rappresentare nell'universalità del sentimento il loro essere, il loro esistere, ma soprattutto il passaggio nei nostri cuori.
Bassani riposa nel cimitero ebraico di Ferrara. Lì si concluse, nel lontano 2011, il mio soggiorno a Ferrara. Sulla sua tomba avvertii in gran segreto un contatto con la sua voce. In un silenzio irreale lo sentii raccontare per un istante la metafisica dei suoi sogni che hanno fatto grande la nostra letteratura Poi tutto svanì e varcai le mura del cimitero pensando che anche quando non lo crediamo più c’è sempre qualcuno che ci ascolta.

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Nicola Vacca

Nato a Gioia del Colle nel 1963, laureato in giurisprudenza. È scrittore, opinionista, critico letterario, collabora alle pagine culturali di quotidiani e riviste.
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