Anno Domini 2022: spettri e bagliori

Dannazione, è successo di nuovo. Scorrendo i libri della mia vita, no non quelli scritti da me, ma quelli su cui ho studiato – quelli che ho passato ore a leggere, quelli le cui pagine ho carezzato mentre la mente evolveva in pensieri illuminanti e spaziava in mondi fino ad allora preclusi – ho provato un senso di orgoglio e soddisfazione. Tremendo. Ho speso tempo, denaro ed emozioni su quei libri, alcuni riportati in patria da terre straniere, altri presi da una lista di un programma italiano, in un'università italiana, che oggi ha un suo posto nel mondo, ma in verità non esiste più...

Beffardi mi guardano quei libri, perché in quella schiera di copertine di profilo non vi è che un sarcastico ghigno. Lo so, non sono loro. Sono tutti quei volti stolidi e arroganti che ho incontrato, quelle maschere incolte che hanno scalato la società a sgomitate e ruberie e che di libri, ne hanno sempre aperti pochi o affatto.

Nell'anno domini 2022, ora che Dio è morto e nemmeno Guccini può più farlo risorgere, nell'incipit di un nuovo capitolo in questa fantastica storia Vendittiana, cinematografizzata dai Nomadi, ci siamo io e i miei libri. Gli ultimi, quelli di una tesi sperimentale che non interessa a nessuno, perché un progetto di ricerca, da come mi hanno spiegato, è "interessante" se collima con gli interessi di ricerca del professore, altrimenti è solo il sogno matto di un uomo qualunque.

E così in questo 2022, non ci sono solo io, ma ecco che, immediatamente, c'è la solita vecchia storia di eserciti di studenti traditi, carriere spezzate, come le vite, l'antico codice ormai dimenticato. Le cattedrali del sapere ridotte a postriboli di corruzione e connivenza, il flagello dell'ignoranza cavalcato dalla sozzura di chi ha potere, ma non sapienza. Men che mai, saggezza.

"Il Copywriter: mestiere d'arte" mi schernisce un distinto volumetto nero. Mi ricorda la mia prima carriera universitaria, quella del "Comunicatore". Quasi tutti quelli di quell'annata si sono sistemati. Due cannaioli conclamati che non studiavano mai hanno preso posti da dirigenti in due strutture pubbliche, molti altri lavorano in aziende private, qualcuno è finito nel giornalismo, qualcun altro si è inventato un lavoro. L'impressione è che si sia rimasti in pochi fuori dai giri, probabilmente i migliori.

E così in questo 2022 è bene ricordare che l'Italia – e spesso anche il mondo, che non ci si illuda troppo, eh?! – che l'Italia - dicevo – non è un paese meritocratico. Che se studi e ti dai da fare non arriverai necessariamente da qualche parte, anzi, che questo tuo applicarti, capire le cose, confrontarti con i problemi, diverrà d'ostacolo all'inserimento negli ingranaggi del lavoro.

Povero Charlie, schiacciato da quelle grandi rotelle dentellate, lui sì, che era il perfetto giullare. Facendo ridere il re e la sua corte, descriviamo le sue piccolezze e mettiamo alla berlina le sue bassezze. Dov'è il tuo spirito signor Chaplin? Perché non risorge nell'artista contemporaneo che ormai ha la voce fioca e la verve di un lischero che elemosina un po' d'ombra per non essere ucciso dal cocente sole?

E così nel 2022, oltre a me, i miei libri, gli studenti capaci che nessuno prenderà mai in considerazione, i baroni paludati, pasciuti e sciocchi e i raccomandati della prima ora, ci sono anche gli artisti. Oh, quanti artisti che ci sono... Loro sono artisti del mecenatismo. Cercano un buon padrone che li apprezzi e li foraggi, ma mai metterlo in discussione!

Un attimo, ohibò, ma qui si tocca il punto cruciale. La "messa in discussione".

Nel 2022 la "messa in discussione" non si fa più. Perché si sa che se "metti in discussione", sei solo uno "che vuol fare polemica". Nel 2022 l'essere umano di successo, nella società psyco-post-moderna, si nasconde e, fra la sopravvivenza e le accellerazioni improvvise, raggiunge i suoi scopi, senza dare fastidio a nessuno.  È l'uomo moderno. Detto con una voce stentorea alla Gaber. È l'uomo moderno che si destreggia nelle asperità del suo vivere, avendo raggiunto un livello di evoluzione tale che egli per non morire: non vive. È furbo, l'uomo moderno: per non combattere fa finta di essere già morto; per non essere ferito, egli non ama; per non ammalarsi, egli si cura; per non essere povero, spende.

E così in questo meraviglioso anno nuovo – sì meraviglioso, perché siamo solo all'inizio e tutto può succedere – oltre a me, i libri, la frustrazione, l'incertezza per il futuro, gli artisti asserviti e gli idoli di un tempo, c'è anche questo ammasso di "non", più che di "essere" che è l'uomo moderno. Ora, una conclusione ottimista sarebbe quella di un uomo moderno che, fiabescamente, può trasformare le sue negatività in positività dando vita alla scintilla che è in lui, ma è quasi passata anche la Befana e la Rai stessa sta per smettere di trasmettere le favole.

Più realisticamente in questo ammasso di "non", c'è ancora chi "è" e ha ancora la forza di affermarlo. E se io "sono", "sono" anche grazie a quelle carogne libresche che mi guardano dalla mensola. Pertanto, caro lettore, se anche tu "sei", non ti abbattere più del dovuto, prendi la situazione per quello che è: "maledettamente drammatica" e comincia poi, con fare quasi compulsivo, a cercare altre luci nella notte.

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Sergio Procacci

Laureato in Scienze della comunicazione e Lingue e letterature moderne, ha raccontato realtà piccole e grandi attraverso i media contemporanei ed insegnato lingue in contesti accademici e non.
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